Mi hai scritto
delle tue paure,
di me,
e ti capisco.
Capisco, anche,
che la paura
è soggettiva,
qualcosa di molto personale,
dovuta a qualcosa
o a qualcuno.
È la nostra reazione
che è commisurata
alla nostra percezione
di un pericolo,
alla difficoltà di gestirlo
o, peggio, ad un malessere
che è dentro di noi.
Lottiamo tutti,
ogni istante,
con le nostre paure,
io compreso.
Scusa se,
per le mie paure,
sono, io stesso,
diventato una preoccupazione,
una tua paura.
Questa lunga giornata,
senza te,
è un lento film muto,
in bianco e nero
e senza sottotitoli.
So di non poterti
chiedere nulla
ma considera l’idea
di tornare a colorare
e ridare voce
alla nostra giornata,
alla mia vita.
Ho bisogno
di respirare ancora
con i tuoi polmoni,
con i tuoi pensieri,
con i tuoi occhi,
con le tue risate,
con le tue parole
e con le tue mani.
Ho bisogno
di respirare ancor
con te!
Ti perdono.
Perchè io
non sono stato capace
di trasmetterti
il mio disagio
di fronte alle tue parole.
Perchè io,
umiliato,
non sono stato capace
di misurare le mie parole
e di evitare a te
di sentirti,a tua volta, umiliata.
Perchè io
non sono stato capace
di difendere il mio cuore
senza attaccare il tuo.
Perchè io
non sono riuscito
a governare i miei sentimenti
senza ferire i tuoi.
Per ció,
io ti perdono.
Oggi, di buon mattino,
si è alzata la tempesta.
Il silenzio che ne ha preceduto il risveglio
nulla faceva presagire.
Ma si sa,
la tempesta
fa parte della vita,
della giornata,
mette repentinamente fine
ad un periodo di calma
e in una nuova calma
trova, essa stessa, fine.
Serve a smuovere le cose,
forse troppo ancorate
alla quotidianità,
o per portare via
quelle troppo leggere
per rimanere a lungo
nello stesso posto.
Mi serve il tuo essere Tempesta,
così come mi serve
che tu sia la Calma
per ritrovare serenità
prima di una tua nuova sfida
e del tuo prossimo sorriso.